mercoledì 5 maggio 2010

Se proprio ti sei messo in testa di scrivere (non un altro decalogo)

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Prima della lettura: questo testo è il risultato di un cut-up da un articolo del Guardian del 20 febbraio 2010 (Ten Rules for Writing Fiction, prima parte e seconda parte). Secondo criteri arbitrari e soggettivi, sono state estrapolate e mescolate fra loro alcune delle "regole" suggerite, senza altra intenzione che non sia quella di comporre un testo-mosaico che possa essere utile, godibile, vagamente dada - un testo narrativo che parta da presupposti extra-narrativi. Gli autori che hanno partecipato all'articolo originale, e che qui compaiono in ordine sparso, sono: Margaret Atwood, Roddy Doyle, Helen Dunmore, Geoff Dyer, Anne Enright, Richard Ford, Jonathan Franzen, Esther Freud, Neil Gaiman, David Hare, Pd. James, Al Kennedy, Hilary Mantel, Michael Moorcock, Michael Morpurgo, Andrew Motion, Joyce Carol Oates, Will Self, Rose Tremain, Sarah Waters, Jeanette Winterson.
La traduzione è di Giovanna Capogrossi, cui va un ringraziamento particolare.
Sono stati effettuati interventi minimi per adeguare le "regole" selezionate alla particolarità di un testo a più mani.
Buona lettura e, soprattutto, buona scrittura.
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Leggi. Più che puoi. Nel modo più approfondito, più ampio, più nutriente, più irritante che puoi. Poi le cose belle si faranno ricordare, non avrai bisogno di prendere appunti. Leggi tanto e con discriminazione. Le cattive letture sono contagiose.

Non fermarti a immaginare di scrivere – scrivi! È solo scrivendo, e non sognando di farlo, che sviluppiamo un nostro stile. Fallo tutti i giorni. Abituati a tradurre in parole le tue osservazioni, e questo gradualmente ti verrà d’istinto. Questa è la regola più importante di tutte. Scrivi. Nessuna miseria autoinflitta, né stati alterati, né maglioni neri, né il risultare odioso in pubblico varranno quanto il fatto che sei uno scrittore. Gli scrittori scrivono.

Proteggi lo spazio e il tempo in cui scrivi. Tieni lontano tutti, anche le persone per te più importanti. La vita dello scrittore è essenzialmente un confino solitario – se non riesci ad accettarlo, non ti ci dovevi dedicare. Ricorda che ami scrivere. Non ne varrebbe la pena altrimenti. E se l’amore svanisce, fai ciò che devi per ritrovarlo. Non avrai un piano pensionistico. Gli altri possono esserti di qualche aiuto, ma essenzialmente sei solo. Non ti obbliga nessuno, l’hai scelto tu. Quindi non frignare. Molto probabilmente avrai bisogno di un dizionario dei sinonimi, di un libro di grammatica basilare, e di presa sul reale. Ciò significa: nella vita niente è gratis. Scrivere è un lavoro. E anche un azzardo.

Scordati il noioso vecchio detto “scrivi di ciò che conosci”. Piuttosto, scopri un’area sconosciuta e conoscibile dell’esperienza che amplierà la tua comprensione del mondo, e scrivi di quella. Il prerequisito è mantenere pieno il pozzo delle idee. Questo significa vivere una vita il più possibile piena e varia, in modo che le antenne siano sempre all’erta. Onora il miracolo nell’ordinario. Apri la mente a nuove esperienze, in particolare allo studio di altre persone. Niente di quello che accade a uno scrittore, che sia gioia o tragedia, va sprecato. Lascia che sia la tua opera a dire se è utile o meno. Prova a pensare alla fortuna degli altri come a un incoraggiamento per te.

Quello che conta è il tempo di gestazione. Non iniziare un libro quando senti di volerlo fare, ma aspetta ancora un po’. Porta sempre con te un taccuino. E intendo dire sempre. La memoria a breve termine trattiene nuove informazioni solo per tre minuti: a meno che non affidi un’idea alla pagina scritta, l’avrai persa per sempre. Decidi quale momento del giorno (o della notte) ti è congeniale per scrivere e organizza la tua vita in base a questo. Ricorda che la scrittura non ti ama. Non le interessa. Nonostante questo può essere estremamente generosa. Parlane bene, incoraggia gli altri, falla circolare.

Quando arriva un’idea, resta in silenzio a osservarla. Ricorda l’idea di Capacità Negativa di Keats, e il consiglio di Kipling “raccogli, aspetta e obbedisci”. Mentre accumuli dati, permetti a te stesso di porre il tuo sogno in essere. Abbi più di un’idea alla volta mentre lavori. Se si tratta di decidere se scrivere un libro o non fare niente, invariabilmente scegli la seconda opzione. È solo se hai un’idea per due libri che scegli l’uno invece che l’altro. Devi sempre avere l’impressione di scappare da qualcosa. A fine giornata, smetti di scrivere quando avresti ancora voglia di continuare.

Se ti blocchi, allontanati dalla scrivania. Fai una passeggiata, un bagno, vai a dormire, prepara una torta, ascolta musica, medita, fai ginnastica; qualsiasi cosa, ma non restare lì immobile a crucciarti sul problema. Ma non fare telefonate e non uscire; se lo fai le parole degli altri andranno a riempire il vuoto in cui dovrebbero stare le parole che non trovi. Apri loro un varco, crea uno spazio. Sii paziente. Impara poesie a memoria.

Sii gentile con te stesso. Riempi le pagine il più velocemente possibile: doppia spaziatura, o scrivi ogni due righe. Considera ogni nuova pagina come un piccolo trionfo. Fai esercizi per la schiena: il dolore distrae. Nella fase di pianificazione del libro, non pianificare il finale. Verrà da sé in seguito a ciò che lo precede.

Sii editor e critico di te stesso: comprensivo, ma spietato. Non essere mai soddisfatto della prima stesura. In realtà, non essere mai soddisfatto di niente di ciò che produci, finché non sei certo che sia, per quanto lo permettano le tue limitate possibilità, abbastanza buono. Taglia: solo evitando tutte le parole inessenziali, quelle essenziali hanno il loro giusto peso. Evita i punti deboli, ma fallo senza dire a te stesso che le cose che non puoi fare non vale la pena farle. Non mascherare l’insicurezza con il disprezzo. Fai passare un lasso di tempo adeguato tra la scrittura e la revisione. Ricordati: quando le persone ti dicono che c’è qualcosa di sbagliato, o che per loro non funziona, hanno quasi sempre ragione; quando ti dicono nei dettagli quello che non va e come aggiustarlo, hanno quasi sempre torto.

Una storia ha bisogno di ritmo. Leggila a voce alta. Se non emana un po’ di magia, c’è qualcosa che manca. Il ritmo è fondamentale. Scrivere bene non basta. Gli allievi dei corsi di scrittura sono in grado di produrre una singola pagina di prosa ben fatta: spesso però manca la capacità di accompagnare il lettore in un viaggio, con i mutamenti di terreno, di umore e velocità propri di un lungo viaggio. Anche in questo caso credo che aiuti guardare film. Nella maggior parte dei romanzi vi sono movimenti molto simili a quelli della macchina da presa: primi piani, movimenti indietro, avanti veloce, stop.

Scrivi in terza persona, a meno che non si presenti irresistibilmente una prima persona davvero singolare. Cerca di essere accurato nelle cose. Non fermarti a lungo in mezzo alla foresta. Se ti sei perso nella trama, o sei bloccato, ripercorri le tracce fino al punto in cui hai sbagliato strada. E prendi l’altra. E/o cambia la persona. Cambia il tempo verbale. Cambia la prima pagina. La descrizione è difficile. Ricorda che ogni descrizione è un’opinione sul mondo. Trova il tuo punto d’osservazione. Scrivi solo quando hai qualcosa da dire.

Bastone e carota: crea protagonisti che scappano (dal cattivo o da un’ossessione) e che inseguono (un’idea, un oggetto, una persona, un mistero). Chiudi diversi personaggi ed elementi a chiave in una stanza, e dì loro di cavarsela da soli. Ascolta ciò che hai scritto: il ritmo lento in un dialogo può significare che non capisci ancora abbastanza bene i personaggi da farli parlare con le loro voci reali. Se possibile, cerca di avere qualcosa da fare mentre i tuoi personaggi rivelano se stessi e la loro filosofia: aiuta a trattenere la tensione drammatica.

Tieni un dizionario dei sinonimi, ma dentro al ripostiglio in fondo al giardino, o nel frigorifero, in un qualche luogo lontano o difficile da raggiungere. Le parole che casualmente ti arrivano alla coscienza andranno bene, ovvero “cavallo”, “correva”, “disse”. Lo stile è l’arte di toglierti dalla strada, non di metterti in mezzo.

Mantieni il cuore aperto, ma aspettati il peggio. Devi amare prima di poter essere implacabile. Ama quello che fai.
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